“25 maggio 2013 – Mi giro e rigiro nel letto… a volte le attese possono essere estenuanti… a volte sembra che non si sappia nemmeno ciò che realmente si sta attendendo, forse l’arrivo di qualcuno, forse una chiamata o anche un solo cenno. Decido di sedermi sul bordo del letto… e so che non riuscirò a prendere sonno facilmente.
Mi alzo e prendo una nuova tela e cerco di rilassarmi raffigurando l’immagine dell’attesa che la mia mente mi suggerisce. Prende vita così una donna, seduta su una panca, le sue mani dapprima si aggrappano ad una borsa posta sulle gambe ma dopo si spostano sul viso quasi a reggerlo nella stanchezza della prolungata attesa. Intanto un lampione davanti ad un palazzo illumina la scena mentre l’ora si fa tarda e nel cielo, proprio lì fra gli alberi, nell’oscurità, si scorge un occhio, un occhio stanco di osservare una scena ferma da troppo tempo, quell’occhio che tutto vede ma che nulla può per cambiare le cose. Nasce ‘Attese’ “